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ALLUCE VALGO

L'alluce valgo è una patologia del piede molto frequente caratterizzata dalla deviazione mediale cioè verso l'interno di un osso del piede chiamato primo metatarso associato a deviazione laterale della prima falange, spesso complicato da una borsite (volgarmente detta nosetta o cipolla) molto dolente, da metatarsalgie e Neuroma di Morton.

- La causa della patologia          
può essere congenita o può anche derivare dall'utilizzo di calzature non adatte e troppo strette in punta con  tacchi alti, indossate per parecchie ore,da alterazioni della volta plantare come piede piatto valgo o pronato oppure da lassità legamentose e tendinee.
La diagnosi è prettamente clinica ed allo scopo di valutare in modo preciso  lo stadio della patologia viene normalmente prescritta dal medico una radiografia sotto carico.

- Il trattamento conservativo
è indicato nella fase iniziale e cioè quando ci si trova di fronte ad un alluce valgo di I° grado con una deviazione più limitata, questo consiste nel prescrivere al paziente l'utilizzo di divaricatori digitali,un esame baropodometrico per il confezionamento di plantari specifici, fisioterapia (ultrasuoni in acqua,tecarterapia,laser) con la funzione di ridurre la sintomatologia di un eventuale borsite e di metatarsalgie conseguenti alla deviazione dell'alluce, terapia infiltrativa nel caso vi sia la presenza di neuroma di morton.

Laddove  il trattamento conservativo abbia fallito o la patologia sia già evoluta al secondo stadio   e  il disturbo sia persistente e invalidante per il paziente che spesso non riesce nemmeno a camminare,viene consigliato l'intervento chirurgico.


- L'intervento chirurgico
Il tipo di intervento più frequente è quello chiamato osteotomia percutanea distale: questa tecnica mira a correggere “la deviazione” attraverso una piccola incisione cutanea (un centimetro circa) a livello distale del metatarso.
“L'intervento chirurgico dura circa 20 minuti, si svolge in day-surgery e il paziente potrà tornare a casa con i propri piedi perché non c’è alcuna degenza ospedaliera”.
Infatti il paziente può riprendere a camminare il giorno stesso, indossando un’apposita scarpetta, che dovrà portare per un mese circa. La correzione viene mantenuta da un filo che rimane in sede per quattro settimane. La sua rimozione avviene in ambulatorio ed è indolore.
A distanza di tre mesi circa dall’intervento, sarà un controllo radiografico ad accertare l’avvenuta consolidazione dell’osso e il grado di correzione.
E a quel punto infatti il problema verrà definitivamente superato

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POLLICE DELLO SCIATORE


Si tratta di una lesione del legamento collaterale ulnare dell’articolazione metacarpo-falangea.
È detta comunemente pollice dello sciatore, perché è sovente il risultato di una caduta sulla mano aperta che tiene il bastone da sci, oppure nel tentativo di afferrare una palla o durante una collisione con l’avversario in sport come il basket.

- La lesione di Stener          
Si parla di lesione di Stener, quando il legamento lesionato si ripiega su se stesso e l’aponeurosi del muscolo adduttore si trova interposta tra le due estremità dello stesso e ne impedisce una guarigione spontanea.I sintomi tipici sono dolore e gonfiore nella parte interna del pollice e instabilità dell’articolazione specialmente per le funzioni di pinza e presa. La diagnosi si basa su una visita specialistica che può essere completata da un esame ecografico e radiologico, che può mostrare il distacco di un frammento osseo dalla base della prima falange.

- La terapia conservativa
è indicata nelle lesioni parziali del legamento.
Si consiglia l’immobilizzazione tramite tutore per 4-6 settimane. A partire dalla quinta settimana si può cominciare con l’ergoterapia e la terapia fisica ( laser).
Esercizi e attività che richiedono movimenti di pinza forzata sono da evitare per 2-3 mesi.
Per le lesioni complete con chiara instabilità articolare, così come per le lesioni di Stener, si consiglia il trattamento chirurgico.

L’operazione consiste nella sutura o reinserzione del legamento lesionato. Il programma di riabilitazione postoperatoria è simile al trattamento conservativo delle lesioni parziali.
L’incapacità lavorativa, che dipende dal tipo di attività professionale svolta, può variare da 1-2 settimane per le attività d’ufficio a 2-3 mesi per i lavori manuali pesanti.
Le attività sportive, specialmente per chi pratica un’attività agonistica, possono essere riprese molto presto utilizzando un tutore ortopedico o in materiale termoplastico che protegga la loro mano e in particolare il pollice da movimenti di sovraccarico del legamento collaterale ulnare.


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LA SINDROME DELLA BENDELLETTA ILEOTIBIALE

Sotto questo termine rientra un quadro infiammatorio cronico che interessa l'ultimo tratto della fascia lata (bendelletta o tratto ileotibiale).

Questa aponeurosi che ricopre i muscoli laterali della coscia si inserisce a livello del tubercolo del Gerdy, sulla superficie antero-laterale della tibia, passando a ponte sul condilo laterale del femore. In questo punto può verificarsi un attrito meccanico che genera uno stato infiammatorio doloroso a carico del tessuto fibroso e della borsa sierosa interposta e che si acutizza nei movimenti di flesso-estensione del ginocchio.
Particolarmente diffusa tra i calciatori, i podisti, i ciclisti e soprattutto gli atleti di triathlon, può insorgere per un sovraccarico in allenamento (ad es. circuiti lunghi con alternanza di salita e discesa, allenamenti intensi per la forza esplosiva e pliometria), una frequente alternanza di corsa e bici magari con un erroneo assetto dei pedali, la pratica su terreni duri e irregolari in allenamento o partita.
Alcuni fattori anatomici possono favorire l'insorgere dalla patologia come ad esempio il varismo di ginocchio che causa una maggiore sporgenza del condilo femorale laterale e quindi un rischio maggiore di conflitto meccanico con il tratto ileotibiale, un retropiede varo, una retrazione della catena muscolare posteriore.
Il sintomo principale è il dolore laterale di ginocchio, acuito dalla flesso estensione nei primi 30°. A volte è presente anche un gonfiore a livello dell'inserzione della bendelletta.
La pratica sportiva è spesso resa impossibile dal male e dalla sensazione di rigidità che ad essa si accompagna.La diagnosi è sostanzialmente clinica e si avvale di test specifici che mirano a riprodurre il conflitto tra bendelletta e condilo.

- L'ecografia
può aiutare a confermare la diagnosi e rendere conto del grado di infiammazione .
La RMN può essere utile nella diagnosi differenziale con una meniscopatia esterna.

Il trattamento iniziale è sempre conservativo e consiste in un mix di terapie fisiche e manuali.
In fase acuta è necessario ridurre, variare o sospendere l'attività sportiva a seconda della gravità della situazione; durante le sedute di riabilitazione vengono applicate delle terapie fisiche (soprattutto laser ad alta potenza e ultrasuoni,tecar), terapie manuali (massaggio decontratturante del tensore della fascia lata e del ventaglio gluteo, massaggio trasversale profondo della bendelletta), allungamento muscolare selettivo, eventuale lavoro di tonificazione muscolare a carico dei muscoli rotatori di tibia e/o femore, esercizi di coordinazione muscolare.
Un ulteriore aiuto può venire dalla terapia farmacologica locale (mesoterapia).
Più raramente è necessario effettuare una valutazione baropodometrica con conseguente confezione di plantari correttivi.
Infine è spesso necessaria la terapia manuale manipolativa per risolvere blocchi articolari spesso presenti nei quadri cronicizzati.
In casi selezionati, resistenti al trattamento conservativo, può essere presa in considerazione la soluzione chirurgica.

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LA CERVICALGIA

- Cosa è?
Per cervicalgia si intende dolore a livello del rachide cervicale ed in termini più semplicistici a livello del collo. E' una patologia molto comune che ha un eziologia (causa) multifattoriale, infatti si possono distinguere cervicalgie muscolo- tensive, traumatiche (colpo di frusta), su base artrosica, discale, etc.

A seconda delle strutture anatomiche interessate i sintomi possono variare, nelle cervicalgie muscolotensive prevale il dolore e la rigidità muscolare alla base del collo,sui muscoli laterocervicali e talvolta anche a livello nucale,nonchè limitazione della mobilità del capo soprattutto nelle rotazioni, mentre nelle forme traumatiche oltre ai sintomi sopradescritti possono essere presenti anche cefalea, nausea,vertigini e laddove sia presente anche un ernia discale cervicale possono irradiarsi al braccio fino alle dita delle mano sotto forma di dolore e parestesie (formicolii), in tal caso si parlerà di cervicobrachialgia.

Il Medico attraverso una visita clinica pone la Diagnosi e dal punto di vista terapeutico prescrive farmaci ad azione antinfiammatoria e miorilassante, qualora la sintomatologia tenda a persistere approfondisce il quadro clinico attraverso accertamenti diagnostici strumentali quali (Rx,TAC,RMN) ed invia il paziente al Dottore in Fisioterapia/Fisioterapista il quale attraverso la valutazione clinico funzionale imposta il trattamento fisioterapico più opportuno in relazione alla specifica patologia cervicale.


- Metodiche riabilitative
Tra le varie metodiche riabilitative, la Laserterapia, la Tecarterapia , la Terapia manuale e gli esercizi Kinesiterapici tipo Back School sono quelle che hanno dimostrato un ottima efficacia terapeutica nella risoluzione della sintomatologia dolorosa, della contrattura dei muscoli cervicali e nel ripristino del range articolare (mobilità del capo e del collo).
Inoltre il Fisioterapista, a scopo preventivo, provvederà mediante nozioni di ergonomia articolare ad educare il paziente circa le posture più corrette da utilizzare nelle varie attività di vita quotidiana.

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LA COCCIGODINIA O DOLORE AL COCCIGE

- Cosa è?
Con il termine coccigodinia si intende il dolore che si avverte nella zona del coccige, in particolare quando questo è esacerbato dalla posizione seduta.
Tale sintomo può avere varie cause e quindi il trattamento della coccigodinia deve tendere a individuarne l’origine e quindi instaurare l’opportuna terapia.
Più frequentemente la coccigodinia è la conseguenza di cadute misconosciute o non ricordate, può conseguire a un parto naturale, o a seguito di sforzi ripetuti di varia natura o interventi chirurgici.

Il dolore, spesso è intenso, definito intollerabile, può condizionare in modo anche serio i rapporti sociali, lavorativi e di relazione interpersonale.
Esso può regredire spontaneamente per poi ripresentarsi anche a distanza di anni e perdurare a lungo nel tempo con la medesima intensità o anche essere ingravescente.

La coccigodinia si osserva con significativa incidenza maggiormente nelle donne e tale preferenza potrebbe essere spiegata con la differente conformazione anatomica della pelvi femminile che, in genere, espone di più le vertebre coccigee.

- La causa del dolore
in assenza di altre evidenti patologie, nella maggior parte dei casi va riferita a un’infiammazione cronica del coccige per una sorta d’instabilità o microinstabilità.
La coccigodinia, contrariamente a quello che comunemente si ritiene, nella maggioranza dei casi, può essere curata

- Il trattamento
Come per quasi tutte le affezioni della colonna vertebrale, il trattamento, in prima istanza e in linea di massima, deve essere quello medico-conservativo e inizialmente consiste nell'utilizzo dei classici farmaci antinfiammatori e nel sottoporre il paziente a terapie fisiche come la jonoforesi gli ultrasuoni e la tens, qualora persistano i sintomi è indicata anche la terapia infiltrativa con cortisonici o la mesoterapia, a scopo preventivo si prescrive anche l'utilizzo di una ciambella da posizionare sotto i glutei quando ci si siede.
Se a distanza di circa  6 mesi i sintomi non regrediscono  e la  qualità della vita di chi ne soffre sia particolarmente condizionata,al fallimento della terapia medica, può seguire quella chirurgica.

 
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SINROME DEL TUNNEL CARPALE

Questa sindrome si produce per un conflitto meccanico tra contenente e contenuto all'interno del canale del carpo del polso.
Più precisamente il nervo mediano viene compresso contro il legamento traverso del carpo, generando deficit sensitivi e motori di entità variabile Esiste una forma primitiva (la più diffusa) dovuta ad una infiammazione (sinovite ipertrofica dei tendini flessori) e una forma secondaria dovuta a malattie sistemiche (amiloidosi, artrite reumatoide, diabete mellito) o a esiti di fratture a carico del polso che consolidando hanno prodotto un restringimento del tunnel.

Prevale nettamente nel sesso femminile, in età fertile ed è spesso bilaterale.
Il fattore ormonale gioca un ruolo cruciale anche se non pienamente chiarito, e questo spiega la maggiore ricorrenza dei sintomi durante le mestruazioni, la gravidanza e in menopausa.
Nelle forme primitive i sintomi sono caratterizzati da parestesie(alterazioni della sensibilità della mano) tipicamente notturne con sensazione di addormentamento estesa alla superficie volare delle prime 4 dita.
I pazienti spesso riferiscono una fastidiosa difficoltà a compiere movimenti fini come allacciare le stringhe delle scarpe o chiudere un bottone.
Nelle secondarie, oltre alle parestesie, è presente spesso anche il dolore che invece peggiora con il movimento e quindi è prevalentemente diurno. Inoltre sono più spesso coinvolte le fibre motorie e pertanto nel tempo, può verificarsi un "appiattimento" a carico dell'eminenza tenar (zona muscolare alla base del pollice) che accresce la preoccupazione del paziente.

- La diagnosi
si basa su test clinici specifici e su un esame elettromiografico per valutare il grado di compromissione del nervo. Possono essere utili altri esami nelle forme secondarie, a seconda del sospetto clinico (esami del sangue, radiografie, RMN).

- La prognosi
è generalmente benigna con totale scomparsa dei disturbi della sensibilità nelle forme primarie.
Nelle forme secondarie invece, con interessamento della componente motoria,è spesso necessario un intervento chirurgico per evitare l'insorgere di disturbi della forza e del trofismo muscolare spesso irreversibili.

- Il trattamento
delle forme primarie è inizialmente conservativo e si basa sull'applicazione di terapie fisiche (Ultrasuoni e Laserterapia), sul rinforzo dei gruppi muscolari deficitari e su esercitazioni per il recupero della coordinazione fine associate all'assunzione di farmaci specifici per bocca.
Eventualmente si può valutare se effettuare un ciclo di infiltrazioni con farmaci corticosteroidei.
Nelle forme più resistenti la soluzione è chirurgica e consiste nel sezionare il legamento traverso del carpo attraverso un piccolo taglio sulla superficie volare del polso, intervento che si effetua in regime di day hospital e consente in 15/20 giorni di ritornare alla piena attività.

 
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LOMBOSCIATALGIA

Si tratta di una patologia che si localizza al rachide lombare interessando anche i rami nervosi che vanno a costituire il nervo sciatico.
L' eziologia (causa) più frequente è la degenerazione del disco intervertebrale (protrusioni, ernie, bulging), vi sono poi altre cause quali l'artrosi, tumori, etc.).

- I sintomi principali:          
dolore lombare ed irradiato lungo il decorso dello sciatico con parestesie contrattura muscoli paravertebrali e possibili deficit di forza dei muscoli innervati dallo stesso.

- Il trattamento riabilitativo:           prevede inizialmente terapie antinfiammatorie (LASER, ULTRASUONI) associati a terapie miorilassanti come(MASSOTERAPIA SEGMENTARIA, TERMOTERAPIA)

- In una fase successiva:               KINESITERAPIA onde migliorare il tono delle strutture muscolari paravertebrali (muscoli della colonna vertebrale) per mezzo di tecniche specifiche: back school, McKenzie.


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SINDROME FEMOROROTULEA

Si tratta di una patologia che colpisce principalmente il sesso femminile in una età compresa tra i 15 e 45 anni caratterizzata da infiammazione della cartilagine articolare rotulea con possibili lesioni della stessa.

- I sintomi principali: per lo più dolore retrorotuleo esterno che può estendersi anche medialmente e aumenta dopo posture prolungate con le ginocchia flesse e nella salita e discesa dalle scale.

- Le cause: possono essere congenite o traumatiche.


- Il trattamento riabilitativo: prevede l'eliminazione del dolore che viene ottenuto attraverso terapie antinfiammatorie (LASER, ULTRASUONI, IONOFORESI), il rinforzo muscolare del muscolo quadricipite in particolare del vasto mediale attraverso l'elettrostimolazione selettiva e le contrarioni isometriche in catena cinetica chiusa con il fine di stabilizzare la rotula.
In contemporanea risulta utile anche l'utilizzo di ginocchiere con foro stabilizzatore oppure applicazioni di taping secodo Mc Connel, Levine. Con l'utilizzo di tali tecniche riabilitative conservative si ottengono ottimi risultati e solo in pochi casi si rende necessario l'intervento chirurgico di release rotuleo e di toilette chirurgica della cartilagine.

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PUBALGIA

La pubalgia o sindrome retto-adduttoria è una patologia da sovraccarico funzionale dell'inserzione distale dei muscoli addominali e prossimale degli adduttori caratterizzata da una sintomatologia dolorosa della regione pubica che spesso tende ad irradiarsi lungo la faccia anteromediale della coscia o lungo la parete addominale . E' una patologia piuttosto frequente in alcuni sport (calcio scherma,basket,corsa ostacoli, hokey,etc.)

- La diagnosi: è per lo più clinica anche se spesso è opportuno approfondire il quadro clinico attraverso accertamenti strumentali come (rx, ecografia, rmn).

- La terapia conservativa: riveste un ruolo dominante ed è basata in fase iniziale sul riposo funzionale, crioterapia, terapia farmacologica (fans) e sulla terapia fisica (laser di potenza.ultrasuonoterapia, jonoforesi con fans).

- Nella fase successiva: l'approccio riabilitativo diventa per lo più Kinesiterapico attraverso il potenziamento muscolare isometrico e lo stretching dei muscoli adduttori e di tutta la catena cinetica posteriore fino al tendine d'achille.

- Il potenziamento isometrico: deve anche interessare i muscoli retti e obliqui dell'addome. Utile previa valutazione il trattamento manipolativo del rachide in toto e delle sacro iliache onde eliminare eventuali blocchi arti-colari e relativi compensi posturali.

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SINDROME DEL PIRIFORME

Per sindrome del piriforme s'intende una sintomatologia di tipo sciatalgico conseguente ad un alterazione strutturale del muscolo piriforme stesso che diviene rigido e voluminoso tanto da comprimere il nervo sciatico scatenando dolori e parestesie nella regione glutea ed alla porzione posteriore dell'arto inferiore.

- Chi colpisce: prevalentemente le donne (rapporto 6:1 con gli uomini) ed è abbastanza frequente anche se spesso misconosciuta.

- Le cause: Tra le cause ipotizzate, traumi diretti, microtraumi ripetuti della regione glutea, trigger point, stati flogistici. Tali cause provocano la formazione di bande miofasciali particolarmente fibrotiche e poco elastiche all'interno del muscolo piriforme che diventa più rigido comprimendo così il nervo sciatico contro l'arcata ossea del grande forame ischiatico. Alcuni autori ipotizzano che la compressione possa anche verificarsi all'interno del ventre muscolare la diagnosi è fondamentalmente clinica.

- I test clinici: il piu citato e patognomonico è il test di" freiberg" che consiste nel far sdraiare il paziente sul lettino in posizione prona flettere passivamente il ginocchio a 90° portare la gamba all'esterno per imprimere al femore una rotazione interna. Oltre a tale test il muscolo piriforme può essere valutato con la pressopalpazione alla ricerca di zone contratte e trigger points.

- Il trattamento: si basa sulla massoterapia locale con compressione ischemica, ultrasuonoterapia a micromassaggio e sretching statico al fine di rimuovere le aderenze cicatriziali ed i trigger points restituendo così al muscolo una normale meccanica e favorendo il ritorno del flusso ematico normale.

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DISTORSIONE DI CAVIGLIA

E' un evento traumatico frequente negli sportivi che si verifica in seguito ad un movimento estremo del piede in inversione o eversione.

- Le più frequenti sono le distorsioni con il piede in inversione data la maggior mobilità del compartimento laterale della caviglia e possono comportare a seconda della gravità lesioni capsulari dei legamenti in particolare il peroneo astragalico anteriore e il peroneo calcaneare nonchè nei casi più severi lesioni ossee (fratture malleolari).

- Tipi di distorsioni: si distinguono distorsioni di I°,II°,III° grado.

- Nelle lesioni di I° grado: il dolore e d il gonfiore sono lievi i legamenti risultano integri, in questo caso il trattamento consiste nel confezionamento di un bendaggio elastico associato a riposo funzionale applicazioni di ghiaccio e terapie fisiche come ultrasuoni ionoforesi laser.

- Le lesioni di II°e III°grado: interessano anche i legamenti e sono caratterizzate da dolore tumefazione anche molto importante ed ematoma sul compartimento laterale associati a impotenza funzionale ed instabilità.

- Il trattamento: in tali casi prevede riposo funzionale utilizzo di bendaggio elastico deambulazione con stampelle, ghiaccio terapie fisiche ed inizio precoce della piscina.

- Successivamente: importante il recupero del rom (range of motion) attraverso mobilizzazioni attivo-passive nonchè il rinforzo muscolare ricercando un buon equilibrio fra i muscoli mediali e laterali della caviglia associando anche il lavoro propiocettivo con tavolette instabili di freeman e con balzi sul tappeto elastico (bouncer) alla ripresa della attività sportiva almeno per le prime settimane, si consiglia a scopo preventivo il confezionamento di taping anelas-tico.
 
 
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FASCITE PLANTARE

Si tratta di un entesopatia meccanodegenerativa delle strutture tendinee fasciali e legamentose che si inseriscono in corrispondenza della tuberosità del calcagno. La diagnosi è principalmente clinica (utile per approfondire il quadro clinico rx ed ecografia).

- La sintomatologia dolorosa: si localizza nella regione posteriore della pianta del piede, che si irradia in avanti lungo il margine mediale della volta plantare.

- L'ipotesi eziologica: (causa) più accreditata è il sovraccarico funzionale. Infatti è una patologia frequente negli atleti (podisti, calciatori, tennisti, etc, che praticano l'attività sportiva su superfici piuttosto dure) e nelle persone in sovrappeso. Altra ipotesi, che però in seguito a vari studi è stata esclusa, è la Presenza del cosidetto sperone calcaneare. Infatti è stato dimostrato che solo il 10% di tutti gli speroni calcaneari visibili con le rx erano sintomatici.

- Alterazioni della volta plantare: come piedi piatti con valgismo oppure piedi cavi e l'utilizzo di calzature non idonee possono favorire la patologia.

- Il trattamento: è conservativo ed è improntato sul riposo funzionale (da eventuali attività sportive e nel limite del possibile nella vita quotidiana) sull'utilizzo di farmaci antinfiammatori (fans), ghiaccio da applicare localmente due volte al giorno per 20 minuti.
La terapia fisica è altresì indicata, specialmente ultrasuoni a testa fissa associati alla laser terapia di potenza (laser 808nm, nd yag).
Anche l'eswt (onde d'urto) sono indicate per un ciclo di 3-4 sedute.
Il trattamento prevede anche il confezionamento di plantari con la funzione di ammortizzare i sovraccarichi funzionali e riequilibrare la biomeccanica del piede.
 
 
     
     
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